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Fortezza difensiva che ha subito diverse trasformazioni nel tempo, ospitando un faro dal 1826 e fungendo da prigione prima di essere ceduta a privati dopo la Seconda Guerra Mondiale.
“Ti conducemmo a un luogo di pietra diruta, e a coste marine.
Rocca: fortezza, artiglio di falco, zampa di leone poggiata su di un colle. Nemmeno un colle, ma scogliera sul mare, garitte di sasso arroccate dominanti le spiagge, facile linea del più abile e sofisticato matematico.”
Così il celebre poeta Robert Penn Warren descrisse in una poesia la Rocca Aldobrandesca mentre trascorreva le vacanze a Porto Ercole tra il 1954 e il 1956.
La costruzione della prima torre di questo forte, per mano degli Aldobrandeschi, risale al 1296, ma, quella che ci appare oggi è il risultato dei lavori intrapresi per volontà di Filippo II nel 1558 dopo la presa di Porto Ercole del 1555.
Cosimo I, alleato del Re di Spagna, inviò i suoi migliori architetti come Bernardo Buontalenti e Giovanni Camerini, i quali, con la consulenza militare di Chiappino Vitelli, ricostruirono e ampliarono il forte secondo il principio della difesa orizzontale.
Edificarono una fortezza quadrilatera con i bastioni del lato sud più lunghi di quello nord e circondata da un’opera esterna con mura basse e scarpate.
La bastionatura con punte e speroni sfrutta le sporgenze e le asperità del territorio per incorporare la struttura nel terreno e sfuggire al tiro delle artiglierie.
L’accesso è a est tramite un ponte levatoio che sovrasta un ampio fossato a secco da cui si elevano i bastioni e le cortine con un alto basamento a scarpa e cordolo.
Il materiale più utilizzato è l’arenaria di color giallo-grigiastro. Nella parte pianeggiante, quella che guarda a nord-ovest, si sviluppa un triplice sistema di mura con altrettanti fossati.
Alta 70 metri sul mare, occupa una superficie di circa 1.700 metri quadri. Dal 1826 ospita il faro di Porto Ercole e, prima di essere ceduta a privati dopo la seconda guerra mondiale, era stata trasformata in prigione.
Accesso al punto di interesse
Accesso interno: limitato, non è accessibile alle sedie a rotelle.
Gli spazi interni, le scale e i ponti levatoi non hanno rampe né ascensori.
Area esterna e piazzale:
Accessibili a piedi o in auto,
ma la pavimentazione è irregolare e ci possono essere scalini.
Consigliato:
È meglio essere accompagnati se si ha mobilità ridotta
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